Auditorium "Maria Emilia Minuto"

La Scuola Secondaria Don Milani ha intitolato il suo “teatro” a Maria Emilia Minuto, la prima ad aprire le porte ai ragazzi con disabilità
La cerimonia di intitolazione è avvenuta sabato 9 aprile 2016, alle ore 11, con l’intervento di autorità ed insegnanti.

 Profilo della Preside Maria Emilia Minuto.

La professoressa Minuto, classe 1922, fu Preside della scuola ininterrottamente dal 1974 al 1992 e, lottando contro l’idea di un’istituto per bambini speciali, farà della qualità dell’insegnamento e dell’integrazione la sua bandiera trasformando la Don Milani in un’eccellenza.

La sua è stata una rivoluzione. Per decine di bambini e bambine, per le loro famiglie, per una città intera. La rivoluzione di chi alla “diversità”apre le porte, di chi sceglie sempre e comunque l’inclusione. Maria Minuto è stata rivoluzionaria: prima promotrice del progetto sperimentale di integrazione scolastica del ministero, già nell’anno ’72-’73, è riuscita ad ottenere il via libera perché quelle classi sperimentali diventassero scuola. È così che è nata la Don Milani, intitolata, non a caso al sacerdote che, con i suoi metodi innovativi e anticonformisti, ha insegnato ai giovani il libero pensiero.

«L’iniziativa presa di concerto tra l’amministrazione comunale, la scuola e gli insegnanti rende finalmente omaggio alla professoressa che - ricorda il professor Luciano Scarano, storico vicepreside - fece propria la causa dei ragazzi esclusi e a tale missione dedicò tutta la vita.

Fu la prima preside a sperimentare una scuola che non parlava di bocciature, né di giudizi standardizzati, bensì di una valutazione che tenesse conto del ritmo personale di apprendimento, delle peculiarità psicologiche, delle condizioni economiche, dell’ambiente culturale e familiare. Fedele a questi principi, restò sempre dalla parte degli alunni, di cui si interessava personalmente e di cui continuava a seguire le vicende anche dopo che avevano lasciato la scuola.

Contribuì a sprovincializzare la cultura massese, innestandovi elementi di apertura e innovazione che superarono i confini comunali e si proposero come modello per altre scuole.

La fede nei valori umani la indusse a spendersi anche in altri ambiti d’impegno; scelse l’Università della terza età, di cui era stata anche socia fondatrice, e il carcere, dove operò per anni come preside prima e come volontaria poi»

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